LILIANA RESINOVICH SHOCK: “ECCO CHI ERA DAVVERO CON LEI…” IL TRAGICO ARRESTO POCO FA

Immaginate di aprire il video e trovarvi davanti un clima teso, quasi sospeso, come se ogni parola che sta per essere detta potesse spostare l’intero equilibrio di una vicenda che da anni tiene l’Italia incollata agli schermi. In studio c’è uno dei protagonisti più enigmatici di questa storia, un uomo che da semplice amico si è trasformato in figura centrale di un caso che ancora oggi divide opinione pubblica e investigatori. Lo sguardo è fermo, ma le mani leggermente irrigidite tradiscono

la fatica di chi porta sulle spalle un peso che nessuno vorrebbe. Lui si accomoda sulla poltrona, inspira a fondo e comincia a raccontare ciò che a suo dire è rimasto troppo a lungo travisato. La prima cosa che colpisce è il tono, non quello di chi vuole attirare attenzione, ma quello di una persona che ha accumulato segreti, ricordi, paure e che finalmente decide di lasciarli uscire. ammette da subito di aver commesso errori. Non nasconde di aver rivelato dettagli che forse avrebbe potuto trattenere, ma allo stesso tempo

sostiene di averlo fatto per onestà, per rispetto verso una donna che, almeno a suo giudizio, meritava di essere raccontata per ciò che era davvero e non per ciò che altri hanno voluto immaginare. Il pubblico resta muto, mentre lui ricostruisce i momenti cruciali e si percepisce la tensione di chi teme che un singolo passaggio possa essere strumentalizzato. Proprio quando affronta il tema che più ha alimentato i pettegolezzi, quello del presunto terzo uomo, l’atmosfera cambia. Per mesi questa figura enigmatica è stata dipinta

come la chiave segreta di una relazione nascosta, una sorta di spettro sentimentale usato per gettare ombre su rapporti già fragili. Lui ribadisce con fermezza che quel personaggio è stato interpretato senza basi concrete. A suo dire si trattava soltanto di un nome affiorato in vecchie confidenze, un ricordo lontano che Liliana aveva condiviso con leggerezza, nulla che potesse collegarsi alla loro vita recente. Mentre parla, inclina leggermente il capo, come se volesse essere sicuro che le sue parole arrivino

esattamente come intende, e aggiunge che non ha mai visto né incontrato quella persona. Per lui la questione si sarebbe dovuta chiudere da tempo. A questo punto il discorso scivola verso un terreno molto più intimo, quasi scomodo. Racconta dei pomeriggi trascorsi insieme Liliana, momenti all’apparenza normali che però nella sua memoria assumono un valore affettivo enorme. Li descrive come due adulti che ritrovano un modo ingenuo e dolce di comunicare, un linguaggio fatto di sguardi, mani che si

cercano, parole semplici ma cariche di senso. parla di quelle mezz’ore passate seduti uno di fronte all’altra senza fare nulla se non confermare la loro sintonia. Il pubblico ascolta senza fiatare e forse qualcuno si chiede se queste rivelazioni siano un gesto di amore o un tentativo di proteggere un’immagine precisa, quella di un legame che molti hanno messo in dubbio. La narrazione procede a scatti, come se la memoria stessa avesse bisogno di selezionare cosa far emergere e cosa lasciare indietro. Di tanto in tanto lui

si interrompe, osserva i giornalisti attorno lui e torna a precisare che non vuole sembrare invadente nei confronti della famiglia di Liliana. Tuttavia sostiene di essere forse l’unico in grado di restituire una parte di verità emotiva a questa vicenda. E quando parla del modo in cui Liliana gli confidava episodi della sua giovinezza, fa emergere un lato leggero e quasi nostalgico. Ricorda le simpatie adolescenziali di lei, scherzi tra compagni di scuola, piccole cotte nate durante gite domenicali, dettagli

all’apparenza innoqui che però lui racconta come se avessero assunto un nuovo significato dopo la tragedia. Poi arriva la parte che sembra pesargli di più, la famosa gita di dicembre. Tre giorni che per lei sarebbero dovuti essere la linea di confine tra un passato complicato e un futuro nuovo. Lui afferma che Liliana gli aveva confidato la voglia di rendere pubblica la loro relazione al ritorno da quel viaggio. Non un gioco, non un segreto destinato a rimanere tale, ma un passo in avanti che lei desiderava affrontare

senza timori. Secondo lui era arrivato il momento di raccontare tutto a parenti, amici e persone vicine. Lo dice mentre si sfiora la fronte, come se rivivesse quel desiderio che ora non può più diventare realtà. Aggiunge che sente il dovere di rendere nota questa parte della loro storia perché, a suo dire Liliana stessa lo avrebbe voluto. La sua voce diventa più grave quando tocca l’argomento giudiziario. Ricorda che sul banco degli indagati c’è ancora Sebastiano Visintin, figura centrale di

questa indagine che dopo la perizia della professoressa Cattaneo è finita al centro di un vortice di accuse e sospetti. L’udienza preliminare si avvicina e tutti gli occhi sono puntati sugli sviluppi che potrebbero riscrivere completamente la ricostruzione degli eventi. Lui non pronuncia giudizi diretti, ma la sua opinione traspare comunque a metà tra la volontà di difendere la memoria di Liliana e la convinzione che la verità, qualunque essa sia, debba essere finalmente portata alla luce. Fuori dagli studi

televisivi la tensione continua a crescere. descrive il clima che circonda ogni nuova intervista con gruppi di sostenitori che esibiscono cartelli e striscioni, alcuni orientati verso la ricerca di giustizia per Liliana, altri decisi a difendere Visintin da quelle che definiscono accuse premature. Il rumore dei megafoni si mescola al vociare della folla creando un’atmosfera quasi surreale. In molti chiedono ulteriori indagini, nuove perizie, testimonianze e confronti. Ogni dichiarazione dei protagonisti finisce

puntualmente al centro di un ciclone mediatico, pronta a essere smontata, analizzata e discussa. Prima che il conduttore possa formulare la domanda successiva, lui si sistema sulla sedia come se volesse prepararsi a un tratto di strada ancora più delicato. L’aria nello studio sembra cambiare, diventa più pesante, persino il pubblico trattiene il fiato. Consapevole che sta per arrivare un passaggio che potrebbe scuotere ancora una volta l’intero impianto narrativo del caso. Lui riprende a parlare con un ritmo lento,

quasi misurato, come se le parole avessero bisogno di trovare da sole la via per uscire. dice che non tutto ciò che ha raccontato nel tempo è stato compreso, anzi sostiene che molte delle sue dichiarazioni sono state deformate e rilette con malizia. Mentre parla, un lampo di amarezza gli attraversa gli occhi, racconta di aver dovuto sopportare attacchi personali, insinuazioni continue e perfino minacce anonime. Afferma che tutto questo non lo riguarda soltanto come individuo, ma riguarda soprattutto la memoria di

Liliana, una memoria che, a suo dire, è stata più volte offesa da chi, invece di cercare chiarezza, si è divertito a speculare sui suoi sentimenti e sulle sue scelte di vita. Poi affronta un punto che negli ultimi mesi ha creato discussioni accese. Il rapporto tra lui e Liliana, definito da alcuni come un amicizia intensa e da altri come una relazione vera e propria, ancora oggi viene analizzato al microscopio. Lui ribadisce che ciò che li univa non può essere definito con etichette rigide. Non era una storia proibita come

qualcuno ha voluto credere e non era nemmeno un semplice affetto platonico. Descrive un legame fatto di confidenze profonde, piccoli rituali quotidiani e una forma di vicinanza che spesso sfugge alle definizioni comuni. A detta sua non servono parole particolari per spiegarlo. Bastano i gesti, le mani che si toccavano, gli sguardi che si incrociavano, le risate leggere che emergevano dopo pomeriggi complicati. Mentre racconta questi dettagli, spiega che molte persone non hanno mai avuto modo di vedere quel lato di Liliana. La

donna fiduciosa, la donna capace di ascoltare e di raccontarsi. Sostiene che Liliana era molto più di ciò che appare nei servizi di cronaca. Era una persona con esigenze, fragilità, desideri semplici come la serenità e il sentirsi compresa. Dice che con lui aveva trovato un rifugio, qualcuno disposto a non giudicarla, qualcuno che, come racconta, era pronto perfino a cambiare alcune abitudini pur di farla sentire più tranquilla nei momenti di difficoltà. Poi la sua voce si fa più dura. Sottolinea di essere stanco delle

ricostruzioni che lo dipingono come un manipolatore o come un uomo ossessionato. Afferma che chi lo accusa di aver preso troppo spazio nella narrazione lo fa per ignoranza o per malafede. Lui dice di voler semplicemente raccontare ciò che conosce senza machiage, senza frasi studiate. È convinto che il suo ruolo sia diventato inevitabilmente quello di testimone principale delle ultime settimane di vita di Liliana. e che ignorare questa realtà significherebbe ostacolare la ricerca della verità. A questo punto

torna a parlare di quei giorni appena precedenti alla scomparsa. Racconta di piccoli segnali, momenti in cui aveva percepito che qualcosa turbinava nella mente di Liliana. non definisce quei segnali come veri campanelli d’allarme, ma dice che oggi, ripensandoci con lucidità, avrebbe voluto prestare maggiore attenzione. La descrive più tesa del solito, come se avesse qualcosa da chiarire prima delle feste di dicembre. Secondo lui, Liliana stava maturando la decisione di affrontare certe situazioni con determinazione,

forse anche con un pizzico di coraggio che da tempo non mostrava. Quando il conduttore lo incalza, chiedendo cosa lui intendesse esattamente, lui sospira. Si passa una mano sul mento e racconta un particolare rimasto finora ai margini. Pare che Liliana gli avesse confessato di voler mettere ordine nella sua vita, di voler dire alcune verità scomode a persone che le stavano vicino e di essere pronta a sostenere le conseguenze delle sue scelte. una confessione che oggi assume un peso enorme. Lui spiega che non si trattava

soltanto di problemi sentimentali, ma di una complessità emotiva cresciuta nel tempo, di un bisogno di liberarsi di nodi che si trascinava dietro da anni. La tensione aumenta quando il discorso arriva quella mattina in cui tutto è cambiato. Lui racconta di aver cercato Liliana più volte, di aver tentato di contattarla senza ottenere risposta. ricorda che a differenza di altre occasioni, quella volta percepì un senso di inquietudine immediato. Spiega che non era da lei sparire nel nulla, non era nel suo carattere ignorare i

messaggi o non dare segnali per ore. Nonostante questo, dice che tentò di mantenere la calma, convinto che ci fosse una spiegazione logica. Solo più tardi, quando le ore passavano in silenzio, si rese conto che qualcosa non tornava. Poi arriva il passaggio più pesante di tutti, il momento in cui viene informato della scomparsa vera e propria. La sua voce si inclina leggermente mentre racconta quello shock improvviso. Dice che è stato come se il tempo si fosse fermato e che da quel giorno non ha più trovato pace. Spiega

di aver seguito con attenzione ogni fase delle ricerche, di aver partecipato a incontri e colloqui con gli investigatori, di aver risposto a domande difficili pur di aiutare e non nasconde la delusione che alcuni abbiano voluto leggere la sua collaborazione come un modo per mettersi in mostra. Riprende a parlare con un’espressione tesa, come se stesse entrando nella parte più intricata del suo racconto. Lo studio è immerso in un silenzio innaturale e persino le telecamere sembrano muoversi con maggiore cautela.

Lui si sistema gli occhiali, poi intreccia le dita e fissa un punto indefinito davanti a sé, come se da quella distanza potesse trovare un ordine dentro i ricordi. Dice che uno degli aspetti che più lo ha segnato è stata la sensazione costante di essere frainteso. Ogni volta che ha cercato di chiarire un dettaglio o di fornire una ricostruzione precisa, la sua voce veniva mischiata a mille altre opinioni spesso distorte. aggiunge che non aveva mai immaginato che la sua amicizia con Liliana potesse diventare oggetto di

analisi pubblica. Racconta di come si siano conosciuti, di come abbiano trovato una certa sintonia naturale. Una relazione senza maschere, fatta di parole sincere e gesti spontanei. Dice che Liliana era una donna capace di far sentire a proprio agio chiunque, anche nei momenti più difficili. la descrive come una persona che cercava la luce in ogni giornata, anche quando il buio intorno sembrava prevalere. Questa immagine cozza violentemente con il modo in cui molti l’hanno dipinta dopo la tragedia e lui non nasconde il fastidio

per le narrazioni che la riducono a un semplice caso di cronaca. Poi si concentra sulla trasformazione del suo ruolo nella vicenda. dice di aver compreso molto tardi che sarebbe stato inevitabile finire al centro dell’attenzione, non per volontà personale, ma perché era una delle ultime persone ad averla vista e ad aver condiviso con lei confidenze che, volente o nolente possono contribuire a definire il quadro emotivo delle sue ultime giornate. Racconta di quanto sia difficile parlare sapendo che ogni

parola verrà misurata con la precisione di un bisturi. spiega di aver passato molte notti in sonni, temendo che un dettaglio malcompreso potesse gettare sospetti non meritati. Il conduttore gli chiede come abbia vissuto l’ondata di attenzioni arrivate da parte dei media. Lui risponde senza esitazioni. Dice che inizialmente è stato uno shock. Non era preparato, non sapeva come gestire i continui inviti, le telecamere che lo cercavano sotto casa, i giornalisti che tentavano di strappargli dichiarazioni

rapide nei momenti meno opportuni. Ammette che per un periodo ha vissuto con la sensazione di essere osservato ovunque. Perfino una semplice passeggiata in centro lo metteva a disagio. Aveva paura che qualcuno gli rivolgesse una domanda scomoda in mezzo alla strada o che qualcuno scattasse una foto da interpretare poi in modi che lui non poteva controllare. Poi racconta un episodio emblematico. Una mattina uscendo dal supermercato, si è trovato accerchiato da due reporter che gli hanno chiesto a bruciapelo cosa pensasse

delle ultime perizie. dice che in quel momento avrebbe voluto scomparire. Non aveva risposte. Non aspettava lui commentare i tecnicismi scientifici. Eppure la pressione era tale che si è sentito costretto a dire qualcosa, pur sapendo che qualunque parola sarebbe stata sviscerata e inserita in titoli sensazionalistici. Ricorda quel giorno come uno dei momenti più umilianti, perché ha sentito di non avere più il controllo sulla propria immagine. A questo punto decide di tornare a parlare di Liliana. quasi come

se il solo nominarla gli permettesse di ritrovare un minimo di equilibrio. La descrive nelle settimane prima della scomparsa come una donna divisa tragilità e determinazione. Da un lato avvertiva un peso sul cuore, una sorta di inquietudine che non riusciva a definire chiaramente. Dall’altro mostrava un desiderio forte di cambiamento. Lui dice di averla vista combattere tra questi due poli. A volte sembrava stanca, altre volte sorprendentemente energica, quasi come se stesse preparando una svolta

personale. Il conduttore gli chiede se Liliana gli avesse mai confidato timori concreti. Lui riflette, poi risponde che non parlava mai apertamente di paura, parlava piuttosto di situazioni irrisolte. Aveva la sensazione che alcune dinamiche della sua vita non fossero più sostenibili. Lui spiega che non si è mai sentito autorizzato a chiedere dettagli. Il loro rapporto non era basato sulla curiosità morbosa. Preferiva che fosse lei a decidere cosa condividere. Con il senno di poi dice che avrebbe dovuto insistere di più,

avrebbe voluto capire meglio cosa le turbava la mente. Ora invece gli resta solo la frustrazione di non aver colto segnali che forse c’erano. La conversazione prende un tono ancora più serio quando affronta il tema delle indagini. racconta di aver collaborato fin dal primo giorno, di aver fornito tutti i dettagli che ricordava. Dice che gli investigatori gliene hanno chiesti molti e che non sempre è stato facile ripercorrere gli ultimi incontri con Liliana. Ogni domanda apriva una ferita. Ogni ricostruzione riportava alla

memoria un momento che forse non tornerà mai più chiaro come vorrebbe. Aggiunge che alcune delle sue dichiarazioni sono state interpretate come contraddittorie solo perché i ricordi con il passare dei giorni diventavano più sfocati, non per malizia, ma per semplice vulnerabilità umana. Si prende qualche secondo prima di riprendere a parlare, come se avesse bisogno di raccogliere le idee per affrontare il tratto più spinoso della sua testimonianza. Si vede chiaramente che ciò che sta per dire lo mette a

disagio. Il conduttore lo osserva con attenzione, pronto a intervenire, ma consapevole che è meglio lasciargli il tempo di trovare il ritmo giusto. Lui inspira a fondo e ricomincia con una voce che questa volta sembra vibrare di una fatica nuova. Dice che uno degli elementi che più lo tormentano da mesi è la consapevolezza che chiunque fuori da quel piccolo cerchio di persone che conoscevano davvero Liliana si sente autorizzato a dare un giudizio. un giudizio su di lei, su di lui, sul loro rapporto, sulle dinamiche che hanno

segnato le ultime settimane della sua vita. Racconta di aver letto commenti in cui veniva accusato di strumentalizzare la tragedia, altri in cui veniva definito un visionario, un uomo incapace di distinguere ricordi reali da interpretazioni affettive. Dice che queste frasi gli hanno fatto male, ma non quanto lo ha ferito vedere la memoria di Liliana trattata come un argomento da bar. A questo punto entra nel dettaglio di un episodio che, a suo dire, ha segnato profondamente il corso degli eventi. Parla di un pomeriggio in

cui Liliana era arrivata a casa sua con uno sguardo strano, un misto di agitazione e sollievo. Racconta che lei aveva parlato senza filtri, come se avesse bisogno di lasciar uscire qualcosa che la schiacciava. Gli aveva detto di sentirsi confusa, di non riconoscere più alcune situazioni intorno a lei. Lui dice di averla ascoltata senza interromperla. lasciando che fosse lei a trovare il filo del discorso. Quando lo racconta, chiude gli occhi per un attimo, come se quell’immagine lo colpisse ancora. Il

conduttore gli chiede se quella confusione riguardasse qualcuno in particolare. Lui esita, poi risponde con prudenza. Dice che non può e non vuole fare nomi perché non gli spetta mettere targhe sulle responsabilità prima che lo faccia un tribunale. Aggiunge però che Liliana in quelle confidenze aveva accennato a rapporti diventati difficili. ha dinamiche pesanti che non riusciva più a sopportare. Non parla di violenza fisica precisa, ma di un logoramento psicologico che la stancava da tempo. Una stanchezza che a volte

sfociava in un pianto improvviso, altre volte in un silenzio prolungato che lui faticava a interpretare. Poi racconta un particolare che fino a quel momento aveva evitato di condividere nei dettagli. dice che pochi giorni prima della scomparsa aveva percepito un cambiamento nel modo in cui Liliana gli parlava del futuro. Non si trattava più di desideri vaghi, ma di progetti concreti. Racconta che lei gli aveva accennato all’idea di prendersi del tempo per sé, di mettere ordine nei suoi pensieri, forse anche di allontanarsi

per un breve periodo da alcune situazioni che la schiacciavano. dice che questa intenzione gli era sembrata sincera, perfino liberatoria, come se Liliana avesse finalmente trovato il coraggio di guardarsi dentro e scegliere ciò che era meglio per lei. Il conduttore gli chiede se lui creda che questa decisione possa aver avuto un ruolo negli eventi successivi. Lui riflette, inclina la testa e risponde che non può dirlo con certezza. Aggiunge però che quando una persona comincia a prendere posizione dopo anni di

compromessi, è possibile che intorno si generi attrito. Non lo dice con tono accusatorio, ma come un’osservazione amara, poi precisa che non sta puntando il dito contro nessuno, sta solo cercando di restituire una fotografia fedele di ciò che ha visto e sentito. A questo punto la conversazione si sposta sul terreno delle indagini. Lui dice che quello che è emerso negli ultimi mesi ha creato più domande che risposte. Parla delle analisi scientifiche, delle ricostruzioni degli esperti, dei sopralluoghi ripetuti come se ogni

centimetro potesse nascondere una verità decisiva. Racconta la frustrazione di assistere ai continui rimbalzi tra ipotesi diverse. Una perizia afferma una cosa, un’altra sembra contraddirla. A volte sembra che il caso voglia difendersi da chi cerca di risolverlo. Parla anche dell’unico indagato, Sebastiano Visintin. Dice di non voler entrare nel merito della sua posizione, ma non nasconde che le tensioni accumulate nel tempo tra Liliana e Visintin erano note. Non lo dice con malizia, ma come un elemento di contesto

che non può essere ignorato. Aggiunge che non prova odio nei suoi confronti. dice che lascia il compito del giudizio alla giustizia, ma allo stesso tempo afferma che chiunque abbia amato Liliana merita di sapere cosa sia successo davvero e perché. Il discorso si fa più emotivo quando racconta il momento in cui ha preso della morte di Liliana. dice che quella notizia lo ha colpito come un colpo improvviso allo stomaco. Ricorda di essere rimasto immobile, incapace di pronunciare una parola, mentre le persone intorno lui parlavano

come se il mondo avesse continuato a girare normalmente. Dice che tutto ciò che ha provato in quel momento è stato un dolore sordo, un misto di incredulità e rabbia. Rabbia verso chi o cosa aveva permesso che lei sparisse così. Poi racconta come abbia vissuto i giorni successivi. Dice che ogni mattina si svegliava con la speranza che qualcuno gli dicesse che era stato un errore, che forse non era lei, che forse era successo qualcosa di diverso. Una speranza assurda, lo ammette, ma era tutto ciò che gli restava. racconta

delle notti trascorse girandosi nel letto senza trovare pace, dei momenti in cui pensava di aver perso la lucidità, dei ricordi che gli tornavano addosso come raffiche improvvise. Si concede un lungo respiro prima di addentrarsi nell’ultimo tratto del suo racconto. È evidente che ciò che sta per dire gli pesa, non tanto per la difficoltà di ricordare, quanto per il timore che anche queste ultime parole finiscano triturate nel vortice mediatico che da mesi avvolge il caso. si sfila gli occhiali, li appoggia sulle ginocchia e

guarda il conduttore come se cercasse un appiglio sicuro. Quando ricomincia a parlare la voce è bassa ma decisa. Dice che negli ultimi tempi ha capito una cosa fondamentale. Nessuno è davvero preparato a finire dentro un caso giudiziario di questa portata, né ad affrontare la macchina mediatica che lo accompagna. racconta che all’inizio aveva la speranza che tutto si sarebbe risolto in fretta, con una verità limpida e inequivocabile. Ora però ammette che quel tipo di chiarezza nel mondo reale è molto più

raro di quanto si creda. A volte la verità non arriva come una rivelazione improvvisa, ma come una serie di piccoli tasselli che richiedono pazienza, attenzione e capacità di accettare anche ciò che non si può cambiare. aggiunge che in molti gli hanno chiesto perché continui a esporsi, perché non si ritira nel silenzio, come fanno tanti testimoni coinvolti in casi drammatici. Lui risponde che il suo non è un bisogno di protagonismo e che chi lo accusa di questo dimostra di non aver mai compreso

il suo rapporto con Liliana. Dice che per lui la voce è diventata un dovere, un dovere che non aveva previsto, ma che ha imparato a riconoscere come parte della responsabilità di chi resta. La persona che non può più parlare è Liliana e se c’è qualcuno che può restituirle almeno una parte del suo vissuto, sente di essere lui. Il conduttore prova a chiedergli quale sia, secondo lui, il punto ancora più oscuro dell’intera vicenda. Lui riflette lungo, poi risponde che l’aspetto più disarmante è la quantità di zone grigie.

Dice che nelle indagini ci sono spazi vuoti che sembrano resistere a ogni tentativo di chiarimento. Ci sono tempi difficili da ricostruire. Telefoni che non dicono tutto, persone che ricordano a metà. Aggiunge che non crede, come sostengono alcuni, all’idea di una grande cospirazione. Crede piuttosto a una somma di errori, di mancanze, di silenzi strategici, forse anche di paure personali che hanno impedito per troppo tempo una ricostruzione limpida. Poi affronta una questione che ha evitato

volutamente nelle parti precedenti. Le pressioni. Racconta che in più di un’occasione si è sentito guardato con sospetto da persone che avrebbero dovuto cercare la verità. Non un capro espiatorio. Non parla di accuse dirette, ma di piccoli atteggiamenti, domande poste con un tono ambiguo, mezze frasi che sembravano voler suggerire che lui sapesse più di quanto dicesse. Dice che questa sensazione lo ha segnato profondamente e che a volte ha temuto che il solo fatto di essere stato vicino Liliana potesse ritorcersi contro di

lui. Il conduttore gli chiede se abbia mai avuto paura. Lui annuisce senza esitazione. Dice che la paura è entrata nella sua vita in modo silenzioso. La paura che la memoria venga travisata, che la sua voce venga interpretata come un tentativo di manipolare gli eventi, che qualcuno un giorno decida di puntare il dito contro di lui pur di chiudere il caso. Aggiunge però che è una paura che non lo paralizza. La considera una compagna indesiderata, certo, ma non abbastanza forte da impedirgli di continuare a dire ciò che ritiene

giusto. Poi torna a parlare di Liliana con un’intensità che costringe lo studio a fermarsi. Racconta della sua risata leggera, delle sue abitudini innocce, di come si perdeva nei racconti dei libri che amava. dice che molti non sanno quanto fosse sensibile, quanto fosse capace di trovare bellezza anche nelle cose più semplici. Racconta che durante le passeggiate lei si fermava spesso ad osservare dettagli che agli occhi degli altri sembravano insignificanti, come un raggio di sole filtrato tra i rami o una

panchina riparata dal vento. Dice che con lei era impossibile annoiarsi perché ogni giornata diventava una piccola storia da conservare. Poi entra nel merito di un ricordo che gli pesa più degli altri. Una sera, pochi giorni prima della scomparsa, Liliana gli aveva confidato una frase che oggi gli torna in mente con una forza devastante. Gli aveva detto che sentiva di dover cambiare direzione, di dover prendere una decisione per sé stessa. Non aveva spiegato oltre, ma lui confessa che quella frase lo inquieta ancora. dice

che non sa se questa decisione abbia avuto un ruolo nella sua sorte, ma non riesce a togliersela dalla mente. A questo punto la conversazione si concentra sulle prossime fasi giudiziarie. Racconta che l’udienza preliminare rappresenterà un passaggio chiave perché sarà il momento in cui molte delle ombre dovranno essere affrontate senza scorciatoie. dice che si aspetta un confronto serrato tra avvocati, consulenti e testimoni. Non si aspetta però miracoli. Ammette che ha imparato a convivere con la lentezza del

sistema e con la complessità dei casi che coinvolgono persone reali, non personaggi di un film. Parla anche della reazione della città. Dice che Trieste non è rimasta indifferente, ma si è divisa. Da una parte chiede giustizia con forza, dall’altra chi non sopporta più di vedere ogni settimana i volti dei protagonisti in TV racconta di aver incontrato persone che gli hanno offerto sostegno e altre che lo hanno guardato con diffidenza. dice che ha imparato a non aspettarsi nulla da nessuno perché

ogni persona interpreta la vicenda attraverso il proprio bagaglio emotivo.

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